CANNE AL VENTO - GRAZIA DELEDDA


"Canne al vento" è uno dei classici che ho riscoperto negli ultimi tempi. Un'opera italiana tanto complessa, quanto suggestiva e ciò che la rende ancora più interessante è il fatto che sia stata scritta da una donna. Ci troviamo in terra sarda, nel piccolo paesino di Galtellì che si trova sulla costa tirrenica. Qui vive la nobile famiglia dei Pintor al cui capo c'è il padre, Don Zame, raffigurato come una figura superba e orgogliosa che cerca di proteggere in tutti i modi il proprio titolo. In casa ci sono anche la moglie e le quattro figlie che si dedicano alle faccende domestiche. A tale condizione di vita, però, una delle sorelle si ribella, Lia. Infatti, riuscirà a scappare e a crearsi una nuova vita "in continente", precisamente a Civitavecchia, dove trova marito e avrà un figlio. Questo evento, tuttavia,  sembra portare una grande ombra di vergogna sulla famiglia, tanto che il padrone di casa impazzirà. 

Dopo questo primo racconto che fa da cornice al romanzo, inizia la vera e propria storia. Al centro ci sono le tre dame rimaste che assistono al declino del loro titolo, ma soprattutto della loro giovinezza che non ha più trovato marito. Al loro fianco il fedele Efix, un servo che vive nel loro unico poderetto rimasto,  sempre al loro servizio e che con loro sogna il rifiorire di quella famiglia ormai allo sbando. Tale speranza sarà nutrita dall'arrivo del nipote Giacinto. 

L'aspetto interessante, però, è che l'intero racconto è immerso in questo paesaggio che sembra essere vissuto da forze oscure e folletti. Inoltre è curioso il fatto che ci si concentri molto sulle riflessioni del servo e delle sorelle che rendono ancor più chiare le dinamiche di un villaggio, in cui tutti i personaggi hanno un ruolo ben definito. 

Rebecca Luisetto 

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