ADELCHI - ALESSANDRO MANZONI



"Adelchi" è la seconda delle due tragedie stese da Alessandro Manzoni, il padre dei "Promessi Sposi". Si tratta di un'opera che ha visto la luce negli anni '20 dell'Ottocento, ma è ambientata tra il 772 e il 774 d.C. nell'Italia Settentrionale, momento in cui i Franchi discendono nella penisola e sconfiggono Desiderio, l'ultimo re dei Longobardi, il padre del protagonista Adelchi.

La storia parte dal fatto che Carlo Magno ripudia Ermengarda, la figlia di Desiderio, poiché per ragioni politiche ha deciso di muovere guerra ai Longobardi in difesa del Papato, che si vedeva minacciato dall'espandersi del loro potere. La giovane, però, si dispera per l'abbandono da parte dell'uomo che ama profondamente e Desiderio per questo motivo decide a sua volta di attaccare i Franchi. Ad essere contrario invece è Adelchi, che vorrebbe stipulare una pace, ma non può disubbidire al volere di suo padre. Inizia la guerra, se ne raccontano le prime difficoltà dei Franchi e poi la loro soluzione per poter invadere la Pianura padana. Nel mentre, da una parte Adelchi confessa ad un suo amico la frustrazione di intraprendere uno scontro che non desidera, dall'altra Ermengarda si rifugia in un convento, dove scopre che Carlo si è sposato con Ildegarda e per questo cade in un delirio, sarà solo per pochi istanti che la giovane ritornerà alla lucidità, subito dopo muore. Poco dopo Pavia, capitale del regno dei Longobardi, cade nelle mani dei Franchi e il re Desiderio diventa un prigioniero. L'ultima resistenza nei confronti del nemico avviene a Verona, dove Adelchi viene ferito in modo grave e condotto dal padre per un ultimo saluto, qui gli confesserà che è fortunato a non essere più un sovrano così da non dover commettere ingiustizie. Si rivolgerà anche a Carlo per chiedergli di risparmiare a suo padre una prigionia sofferente. Adelchi morirà quindi subito dopo aver perdonato il re dei Franchi.

L'aspetto interessante di questa tragedia manzoniana è il fatto che ci sia un maggiore approfondimento del livello psicologico dei personaggi. Adelchi, per esempio, appare nella sua forma contraddittoria, infatti da una parte vuole la pace, ma dall'altra dimostra il coraggio del classico eroe romantico. Desiderio, invece. è mosso da grande rancore nei confronti di Carlo e sarà questo sentimento a spingerlo verso una decisione irrazionale, sordo a qualsiasi parola di Adelchi; senza contare che non consola sua figlia per la perdita, ma la vede come semplice spinta verso il grido di battaglia. Ermengarda, infine, dimostra avere diverse analogie con il fratello, tanto che anche lei dimostra di possedere le caratteristiche dell'eroina romantica, che si strugge per amore a tal punto da perdere la vita.

Al di là dei personaggi, però, è affascinante il modo in cui Manzoni trasmetta insegnamenti profondi attraverso le loro parole. Basta infatti ritornare alle ultime righe della tragedia per comprendere il messaggio che mette il luce quanto convenga la "non azione" nella propria vita, ovvero il fatto che sia meglio non essere re o sovrani per non commettere alcun tipo di sopruso o ingiustizia rispetto al prossimo. 

Rebecca Luisetto


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