OZIO, CONTEMPLARE PER AGIRE BENE
Ozio. La Treccani oggi ci dice che questa parola significa "l'astensione dall'attività, dalle occupazioni utili, per un periodo più o meno lungo o anche abitualmente, per indole pigra o indolente". E noi ci crediamo. Come è lecito, perché noi tutti quando non conosciamo una parola ne ricerchiamo il significato e spesso la rendiamo un'etichetta piatta e insapore.
Ma allora, perché nei nostri libri di scuola, filosofi latini e greci parlavano dell'ozio in tutt'altro modo?
Il mondo si evolve. Le persone cambiano. Il tempo lascia scorrere e spesso quest'ultimo fa dimenticare la vera essenza delle cose. Allora, cos'è l'ozio?
Non c'è un unico modo per definirlo, non esiste una ricetta segreta per assaporarlo, ma possiamo tentare di provare questa sensazione, fatta di immobilità fisica e lenta dinamicità mentale. Perché l'ozio è ciò che deriva dalla contemplazione.
Seneca stesso ne ha parlato nel suo De otio e lo ha descritto come una necessità, perché la contemplazione è fondamentale per agire e soprattutto agire bene: "Una cosa non esiste senza l'altra. né uno riflette senza attività, né l'altro agisce senza riflessione".
Ecco, qualche riga per dire soltanto una cosa. L'ozio è necessario, ora più che mai. Dopo decenni in cui l'essere umano ha deciso di vivere freneticamente, cercando di superare qualsiasi limite con ogni mezzo, è arrivato il momento di fermarsi. Tuttavia a fermarlo è stata una forza maggiore, un'imposizione. Noi, oggi, non ne siamo felici. Stiamo vivendo uno dei momenti più bui della storia, un nemico invisibile. Però il modo per sconfiggerlo c'è, pian piano lo stiamo mettendo in atto, ora cerchiamo solo di apprezzare le settimane, i giorni e le ore in cui tutto sembra essersi messo in pausa.
Resta soltanto a voi la scelta. Oziate oppure no?
Rebecca Luisetto
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