ARACOELI - ELSA MORANTE

 

Aracoeli di Elsa Morante si può definire un romanzo disperato e terminale. Venne scritto dall'autrice verso la fine degli anni '70 e pubblicato poi nel 1982, si tratta del suo ultimo romanzo. Questa dimensione di "termine" è segnalata da un'ambientazione che sembra apocalittica, con continui rimandi alle catastrofi sia di tipo privato sia di tipo collettivo. Sembra, infatti, che la Morante in queste pagine abbia voluto trasmettere la propria disperazione nel trovarsi vicina alla morte. 

Al centro del romanzo c'è un "io", di nome Manuele, che scava nel proprio inconscio e nel suo passato per dare avvio ad una serie di riflessioni che costellano l'intera narrazione. Manuele è un infelice quarantatreenne che lavora in una casa editrice e che un giorno decide di compiere un viaggio in Andalusia, precisamente a El Almendral che è la città dove è nata sua madre Aracoeli. Questa esperienza fuori confine diventa lo strumento per trattare due filoni che si intrecciano per tutto il romanzo: da una parte narra la propria esperienza di viaggio in terra straniera, mentre dall'altra con numerose analisi inizia a raccontare la storia della sua vita e di quella di Aracoeli. Nella vita di questa donna, infatti, accade una delle cose più strazianti in assoluto: la perdita di una figlia. La neonata sorella di Manuele, di nome Carina, muore e sua madre cade in una lunga depressione che la condurrà alla stessa morte, mentre il padre si ritira in completo isolamento, lasciando il ragazzo a crescere con i nonni. 

L'aspetto interessante, tuttavia, è il fatto che la storia pur concentrandosi apparentemente sulla madre, in realtà ci rivela le sfaccettature dell'anima di Manuele, uno spirito bambino e immaturo imprigionato nel nido dell'infanzia da cui non può uscire, rendendo la sua vita ad uno stato perenne di dubbio e di vuoto, descrivendosi senza origine e senza direzione, trascurando ogni momento di crescita e preferendo crogiolarsi in uno stato di perenne inettitudine. 

Rebecca Luisetto