VOLEVO SOLO AVERTI ACCANTO - RONALD H. BALSON
Volevo
solo averti accanto è
il secondo romanzo che mi fa scendere qualche lacrima leggendo le sue ultime
pagine. Questa volta posso veramente dire che chiudere la copertina sia stato
per me come salutare un amico. Ronald H. Balson ha individuato una storia che
racchiude in sé tanti significati e tante emozioni. Per il lettore è
inevitabile essere travolto dalla situazione esposta dallo scrittore. Ci ritroviamo
ad essere avvocati e vittime, riusciamo a capire il peso dei ricordi e dei
rimorsi che gravano sulle spalle dei personaggi coinvolti nell’intreccio. Lo stile
non è troppo complicato, è una sorta di diario in terza persona che espone i
dialoghi dei personaggi, i quali conducono le fila della storia. L’aspetto
centrale del libro è sicuramente la ricerca e questa si rivela sotto varie
forme. In primo luogo c’è la ricerca della giustizia da parte di un anziano Ben Solomon che crede di aver riconosciuto in un filantropo americano il viso del nazista Otto Piatek, che ha sterminato la sua famiglia durante la seconda guerra mondiale. Questa causa viene portata avanti con coraggio e determinazione dall'avvocato Catherine Lockhart e qui sorge la seconda ricerca, ossia quella per ritrovare se stessa. Infatti, dopo l'imbroglio del suo ultimo matrimonio, l'esasperazione l'ha portata a fare l'avvocato per grandi compagnie ed aziende, compilando carte e non trovando soddisfazione dai suoi risultati. Quindi questa opportunità le dà modo di dare un senso alla sua carriera e anche alla sua vita amorosa, infatti collaborerà con lei il suo migliore amico e investigatore Liam Taggart, il quale diventerà la soluzione alla sua personale indagine. Infine possiamo dire che ci sia un'altra ricerca, ovvero quella della vera amicizia che purtroppo, a volte, si rivela essere debole, tanto da venire corrotta dal potere. Personalmente ho trovato in queste pagine grande ispirazione per la vita di tutti i giorni, sono contenta di poter dire che esistano ancora autori come Balson, i quali riescono a far vivere nei lettori emozioni sincere.
Rebecca Luisetto
Once we were brothers
is the second novel that makes me cry a little while reading it’s last pages.
This time I can truly say that while I was closing the book cover it was like
saying goodbye to a friend. Ronald H. Balson identified a story that encolses
various meanings and emotions within itself. For the reader it is inevitable
being submerged by the situation exposed by the writer. We find ourselves being
lawyers and victims, we get to know the weight of memories that push down on
the character’s shoulders. It isn’t a very complicated style, its a sort of
diary in third person that exposes the dialogues of the characters that conduct
the plot. The central perspective of the
book is certainly the research, and it reveals itself in various shapes. First
there is the research for justice made by an old man called Ben Solomon, who is
sure to have identified in an American philanthropist’s face the face of a Nazi
called Otto Piatek, he had wiped out the family of Ben during the second world
war. The lawyer Catherine Lockhart pursues this cause with courage and
determination and here arises the second research, that is the one to find
herself. Indeed, after the cheat of her last wedding, the exasperation lead her
to become a lawyer for big companies and industries, filing pages and not
finding satisfaction from her results. Therefore this opportunity gives her the
possibility to give a sense to her career and also her private life,
nonetheless her best friend and investigator Liam Taggart will collaborate with
her, whom will become the solution to her personal research. Finally we could
say that there is also another research, which is the research of real
friendship, that sometimes, unfortunately , it reveals itself to be weak,
because it can be corrupted by the power. Personally I found in these pages
sources of inspirations for my everyday life, I’m happy to be able to say that
there are still authors like Balson, who are able to make readers feel these
sincere emotions.
Rebecca Luisetto
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