IL CORTEGIANO - BALDASSARRE CASTIGLIONE


"Il Cortegiano" è uno di quei libri che ho conosciuto grazie al mio percorso universitario. Non è propriamente un classico della letteratura italiana, ma è un trattato scritto tra il 1513 e il 1524 da Baldassarre Castiglione, un umanista e diplomatico italiano dell'epoca rinascimentale. 

In sostanza questo libro, pubblicato nel 1528 a Venezia, è la trattazione in forma di dialogo di un tema molto caro l'autore, ossia l'elencazione degli atteggiamenti più consoni da assumere per un uomo di corte, senza comunque dimenticare anche alcuni comportamenti riferiti alle dame, approfonditi nella terza delle quattro parti in cui è diviso il libro. 

L'opera è ambientata alla corte di Urbino, luogo in cui lo scrittore ha alloggiato per qualche tempo e da cui ha tratto ispirazione. Al centro c'è il dialogo tra  alcuni personaggi di rilievo durante delle feste alla corte dei Montefeltro, in presenza della duchessa Elisabetta Gonzaga, tra cui è naturale ricordare Pietro Bembo, Giuliano de' Medici, Bernardo Dovizi da Bibbiena, Federico e Ottaviano Fregoso. Si ritrovano quindi a discutere la figura del perfetto Cortegiano, sia dal punto di vista fisico sia dal punto di vista morale. 

Nel sedicesimo secolo fu uno dei libri che ottennero maggiore successo e questo perché si trattava di un perfetto ritratto della vita di corte e trasmetteva gli aspetti più importanti del comportamento da mantenere in tale contesto. 

L'aspetto che ho trovato più interessante, però, è che al suo interno viene inserito anche il tema della lingua, ma lo fa in modo ambiguo. Infatti, nonostante al tavolo ci sia Bembo che identifica come migliore il linguaggio di Petrarca e Boccaccio, gli altri personaggi indicano che il perfetto cortigiano deve rifiutare modelli fissi e arcaici, preferendo l'uso della lingua corrente per rendere la conversazione facile, elegante e scorrevole sia in contesti nazionali sia in quelli internazionali. 

Rebecca Luisetto 


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