IL MORO DELLA CIMA - PAOLO MALAGUTI

 


Era da molto tempo che non mi capitava di chiudere un libro e di dire addio ad un protagonista che è diventato parte integrante delle mie giornate. Il Moro della Cima di Paolo Malaguti, infatti, mette al centro un personaggio che non si riesce a dimenticare facilmente: Agostino Faccin, meglio conosciuto come "il Moro". 

La sua storia comincia alle pendici del Monte Grappa, o meglio La Grapa, ma fin dalla tenera età capisce che lo stare in pianura non fa per lui. Il luogo in cui si sente al sicuro, del tutto a suo agio, protetto dal caos della gente è tra i boschi e l'aria pungente della montagna, dove regna il rumoroso silenzio della natura, abitata da bestie solitarie e da leggende da filò. Quando per il Moro arriva la proposta di gestire un rifugio proprio sulla Grapa, allora pare che il destino lo abbia chiamato alla missione di guardiano di quella cima per cui prova un amore senza fine. Nonostante il suo fare burbero e il suo sguardo accusatorio nei confronti di chiunque mettesse piede su quella terra, che per lui era sacra, la sua fama inizia a dilagare ben presto. Nessuno come lui, infatti, racconta quella montagna in ogni sua curva, descrivendone l'animo attraverso storie vere ed altre romanzate. Tuttavia, tutto cambia quando ad animare quei luoghi inizieranno ad essere soldati e armi, coinvolti in quella Grande Guerra che devasterà la vita di migliaia di persone e ridurrà la montagna ad una cima senz’anima. 

Queste pagine mi hanno riportato indietro nel tempo, in un’epoca tanto lontana da me, quanto vicina per tutte le volte in cui l'ho studiata tra i libri di scuola. Ma, questa volta a differenza delle altre, di fronte ai miei occhi non si staglia più una montagna descritta dalle sterili parole di un manuale, ma appare al mio sguardo con il volto di cui si è innamorato lo stesso Moro. Quella cima non sarà più per me la sede di un sacrario degli eroi, ma la casa di quella natura che cerca ancora di farsi spazio tra le ambizioni dell'essere umano. 

Paolo Malaguti, ancora una volta, riesce a penetrare nel lettore con una scrittura consapevole ed emozionante. La sua narrazione, infatti, non diventa il racconto della vita del Moro, ma diventa il Moro stesso, che riesce ad animare il romanzo e ad accompagnarci in questa camminata tra i sentieri montuosi e travagliati di un'esistenza dedicata alla Grapa. 

Rebecca Luisetto 

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