UN ATOMO DI VERITA' - MARCO DAMILANO




Aldo Moro. Per la mia generazione è un nome, un’immagine che si sfoglia velocemente su un libro di storia, una di quelle che si vedono ma non si guardano. La sua memoria si è dimenticata. Colui che è stato, al di là di ogni schieramento politico, fondamentale per lo sviluppo della politica italiana e il cui marchio non vi è più da tempo nel governo di un Paese che sembra aver perso la sua strada.  Di lui si ricordano solo i 55 giorni avvolti dal mistero del suo rapimento da parte delle Brigate Rosse, evento che terrorizzò l’Italia e gli italiani e che ebbe il più tragico degli epiloghi. Tuttavia, Moro non è solo quella immagine, è un concetto che non è più stato recuperato, anche se forse poteva essere la risposta a molte domande. Questo è quello che l’autore Marco Damilano, direttore dell’Espresso, ha cercato di inquadrare con un ottimo risultato. “Datemi un milione di voti e toglietemi un atomo di verità e io sarò perdente”, questa la frase spia di una lettura coinvolgente e interessante, che illustra un percorso tra i personaggi, le parole e le strade che il protagonista della politica italiana ha attraversato nei decenni della sua missione di guida, di padre, di marito, di nonno, di uomo. Lui condensava tutte queste qualità dietro al ben descritto sguardo severo e all’altezza di sopportare le responsabilità di un ruolo, che sembra sia stato leso alle fondamenta dopo la sua stessa scomparsa. La morte di Moro, infatti, è stata motivo della perdita di molte realtà dell'Italia, tale fatto tragico avvenuto nel corso del 1978 è la spiegazione del nostro presente e di quello che si prospetta come nostro futuro.
Personalmente credo che sia stata una delle letture più utili della mia esperienza di lettrice. Non avendo mai affrontato in modo approfondito la questione, queste pagine sono state per me la spiegazione ad un momento a me lontano e allo stesso tempo vicino, tanto da essere il mio presente la conseguenza di tale passato, che la nazione nasconde ai suoi occhi, lasciando così una profonda ferita che non trova rimarginazione definitiva e forse non la troverà mai.

Rebecca Luisetto

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