PRIMA DELL'ALBA - PAOLO MALAGUTI


Inizio questa recensione anticipando ciò che di solito viene detto verso la conclusione, ossia che Prima dell'alba è il capolavoro di Paolo Malaguti e per questo motivo è una lettura che consiglio caldamente. Per chi non conoscesse l'autore mi dilungo un poco a delinearne i caratteri fondamentali: professore di materie umanistiche al liceo, grande appassionato della prima guerra mondiale, della ricerca e soprattutto dei sapori del suo territorio, ovvero il Veneto. Queste sono le sue peculiarità che lo accompagnano da anni nell'attività di scrittore di successo e che gli hanno consentito di aprirsi un varco nell'ambiente letterario contemporaneo italiano. Posso osare a sostenere tutto questo perché non si può mettere in dubbio l'innovatività con la quale egli riesca a trattare tradizione, passato e storia. Per quel che riguarda in specifico questo suo ultimo libro, è necessario partire illustrando la sua composizione. Infatti, non è una storia unica, ma , a capitoli alternati, si narrano le due vite di due personaggi che sembrano distanti tra loro. Dico "sembrano", perché in realtà le loro vite per qualche istante si incroceranno e l'incontro fisico andrà a dimostrare anche la loro vicinanza di esperienza, più o meno approfondita, dell'inferno della prima guerra mondiale. Due generazioni corrotte a loro modo. Da una parte ci si presenta di fronte la figura del Vecio, un soldato semplice che affronta la morte e la sofferenza quotidiana nel luogo che possiamo definire terrorifico, ossia il Monte Grappa. Trascorre i mesi di quella guerra a sopravvivere e riesce a farlo solo seguendo un codice che giorno dopo giorno si è arricchito di piccole e particolari attenzioni. Un personaggio senza pretese che vuole semplicemente vivere da uomo in un mondo che non è più semplice. La sua forza è quella di non cedere alla speranza o all'illusione, quando inizia a capire che proprio da quei sogni che arrivano mentre "si dà da mangiare ai pidocchi" bisogna svegliarsi. L'unica debolezza che sembra avere è il volto della sua sposa, di cui non sente più l'odore della pelle e che è l'unico appiglio che lo lega ancora alla realtà, ma esso è così fragile che non è capace di distoglierlo dai rumori del presente. Dall'altra parte ci si presenta di fronte un personaggio completamente diverso, che ha un nome e un ruolo: l'ispettore Ottaviano Malossi. Egli si trova di fronte ad un compito che nessuno vuole affrontare, un'indagine spinosa: la morte del generale Graziani. Il cadavere viene ritrovato lungo delle rotaie e questo luogo insolito diverrà la prima di una serie di incongruenze sulla morte di questa figura di rilievo. Non credo sia giusto svelare le varie tappe dell'indagine, perché verrebbe poi a mancare l'effetto sorpresa, ma piuttosto posso soffermarmi sul descrivere il modo in cui Malossi la conduce. Il suo comportamento, infatti, svela una sorta di vicinanza con il Vecio. Ebbene, se si va ad analizzare le loro mosse è evidente che entrambi si destreggiano tra gli ostacoli solo per sopravvivere alla corruzione della loro realtà, da una parte influenzata dalla guerra, dall'altra da una gerarchia di poteri che non ammettono crepe alla loro immagine. Sul piano della scrittura, invece, credo sia opportuno complimentarsi con Paolo Malaguti per l'accuratezza con cui ci descrive le immagini del Vecio, per la precisione dei dettagli della vita di trincea e soprattutto per la meticolosità con cui segue il linguaggio e il registro di ogni personalità. In conclusione posso solo aggiungere che personalmente sono stata molto più che soddisfatta da questa lettura e che, nel momento in cui ho chiuso le pagine di questo libro, mi è sembrato di salutare due vecchi amici. 

Rebecca Luisetto 


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